Qualunque siano le vostre esperienze di Trekking,
saremo ben felici di inserire le vostre Escursioni
pubblicando le fotografie, i consigli e naturalmente il
nome del vostro gruppo ed i riferimenti necessari a contattarvi.
Lo scopo del sito è quello di offrire ai visitatori
il maggior numero di informazioni possibili per seguire
le nostre orme, portandoli a conoscenza delle meraviglie
della Natura che ci circonda.
Non si tratta di imprese impossibili, ma semplicemente
di passeggiate senza particolari difficoltà tecniche,
adatte a tutti coloro che vogliono passare un giorno di
relax, lontano dall'inquinamento e dal rumore delle grandi
città.
Se invece avete consigli da darci, oppure volete semplicemente
segnalarci un percorso particolarmente bello, saremo felici
di effettuare un sopraluogo per verificare se può
essere aggiunto in questo archivio. Contatti
Differenze tra Alpinismo e Arrampicata
Prima di parlare delle differenze tra alpinismo e arrampicata
occorre chiarire cosa si intende coi due termini. Per
alpinismo si intende salire su una montagna attraverso
gli ostacoli che questo comporta. Per arrampicata si intende
la salita su roccia che avviene su piccole pareti che
non necessariamente portano ad una cima. Alpinismo e arrampicata
nel gesto sono uguali, ma molto diversi per sicurezza,
ambiente, movenze e gestualità, conseguenze di
un volo, difficoltà, lunghezza, psicologia.
Nell'arrampicata, ogni uno o due metri di parete si trova
già infisso uno spit, che è un chiodo particolare,
tipo i tasselli fisher che si usano in casa per attaccare
gli scaffali al muro, ovviamente di forma diversa e dimensionato
per reggere questo tipo di sforzo. Vengono messi normalmente
in fori fatti col trapano ed in molti casi viene aggiunto
del mastice per aumentarne la tenuta. Se messi bene sono
da ritenere sicuri, e certamente più sicuri dei
chiodi normali da roccia che vengono inseriti in loco
a martellate nelle fessure o buchi naturali del substrato.
In montagna, salvo particolari eccezioni, si trovano
solo chiodi da roccia tradizionali dei quali non si può
mai conoscere la reale tenuta e sono disposti a distanze
varie, anche molto grandi, così come sono stati
piantati dai primi salitori. La ragione della minor presenza
di chiodi non è per una vena masochistica, ma per
il fatto che i chiodi tradizionali si possono infiggere
solo se esistono le fessure adatte. Al giorno d'oggi esistono
fortunatamente altri sistemi di protezione che consentono
di integrare la mancanza o la rarità degli appigli,
ma che presuppongono un'adeguata esperienza.
In montagna, in caso di tempo incerto, è consigliabile
non attaccare mai la via e, anche se si parte col bel
tempo, non si è sicuri che ci accompagni fino alla
fine della ascensione. In caso di maltempo, la temperatura
può scendere di molti gradi e i fenomeni atmosferici
possono diventare più rilevanti, imponendo a volte
di trovare un riparo per non incorrere in una discesa
in condizioni pericolose. Ricordate che la roccia bagnata
innalza il grado di difficoltà intrinsico e il
freddo crea agli arti una minore mobilità e tenuta.
In falesia sono permessi lanci, passi azzardati e passaggi
"al buio" in quanto, se vanno male, la vicinanza
dei chiodi non crea una caduta traumatica. In montagna
non è salutare effettuare lanci e, prima di muoversi
da un passaggio all'altro, occorre avere già ben
chiaro come eseguire il passo successivo. Occorre inoltre
avere anche la capacità di retrocedere e spesso
è più difficile scendere che salire.
La direzione di arrampicata in falesia è elementare
perché basta seguire gli spit. In montagna occorre
guardare sempre in alto e più lontano del passaggio
successivo per acquisire una capacità di valutazione
visuale che permette di scegliere il percorso più
semplice da seguire per evitare mettersi in situazioni
compicate.
In falesia normalmente la lunghezza delle vie è
di 20 o 30 metri e chi le affronta può dare tutto
quello che ha come fa un centometrista. In montagna si
parla di lunghezze ben diverse ed occorre dosare le forze
in proporzione. Occorre quindi tenere presente che la
lunghezza della via, che spesso non è uguale al
dislivello, ha una influenza oltre che sulla forza fisica
anche su quella mentale. Per fare una via occorre allenarsi
progressivamente su percorsi più corti fino a raggiungere
la resistenza necessaria alla sua lunghezza. Tenete comunque
presente che escursioni fino a 400 metri di dislivello
sono alla portata di buoni alpinisti, mentre quelle tra
i 400 e 600 metri sono alla portata solo di ottimi alpinisti.
La fatica di una arrampicata è la somma della
fatica fisica impiegata per i movimenti e quella mentale
e nervosa che si impiega per comandare i movimenti e che
si consuma per ansia, paure dovute al rischio, a squilibri
nei passaggi. Il sopraggiungere di questa stato di fatica,
a via non conclusa, è molto pericoloso poerché
appanna i riflessi e l'attenzione e crea uno stato di
torpore che allontana dalla realtà. E' necessario
rimanere sempre lucidi perchè spesso l'escursione
non è finita una volta raggiunta la vetta e ci
sono percorsi che in discesa sono altrettanto impegnativi.
Non sono infrequenti i casi di incidenti in fase di discesa
per la troppa fatica e mancanza di riflessi e attenzione.