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Val Grande, da Cicogna all'Alpe Pra e Leciuri passando per L'Alpino

Traccia GPS Cicogna - Rifugio l'Alpino e Alpe Pogallo - Mappa Mappa - Traccia Cicogna - Cima sasso

Per arrivare a Cicogna è consigliabile percorrere l'autostrada per Gravellona Toce e prendere l'uscita per Verbania. Proseguire quindi verso il lago, superando la prima indicazione per Mergozzo e la grande rotonda sulla strada provinciale.

Qualche decina di metri più avanti, sulla sinistra, è visibile la seconda indicazione per Mergozzo e immediatamente dopo, quasi con lo stesso imbocco, la strada che da Fondotoce porta a San Bernardino.

Occorre seguire le indicazioni per Santino e Rovegro, facendo attenzione ad una biforcazione che gira sulla sinistra, dove è possibile incontrare il primo cartello che indica Cicogna.

La strada è sempre asfaltata e in ottime condizioni per tutti i 17 chilometri che separano il paese da Verbania, ma negli ultimi 8 chilometri diventa terribilmente stretta, tortuosa e disagevole, per cui è raccomandabile la massima prudenza.

Sin dalle prime salite ci si ritrova in un'atmosfera magica, quasi che il tempo di fosse fermato per preservare questi luoghi così antichi e selvaggi dall'incalzare del progresso tecnologico.

Occorre prestare molta attenzione alle poche auto che andremo ad incontrare perché gli spazi sono angusti e le piazzole adibite all'incrocio con altri mezzi sono piuttosto rare. E' sconsigliato l'uso di grossi fuoristrada o furgoni, con cui vi troverete in grossa difficoltà durante le manovre.

Il sentiero per l'Alpe Pra ha inizio accanto alla chiesa, dov'è situato uno dei piccoli parcheggi del paese di Cicogna.

Il cartellone del parco ci da una prima idea di dove ci troviamo, ma le indicazioni da seguire sono quelle che indicano la Casa dell'Alpino, sempre ben presenti durante tutta la salita. Il tempo di percorrenza per raggiungere il rifugio è di circa 90 minuti.

Il sentiero si fa subito ripido e faticoso e attraversa il bosco a zic zac per scalare le pendici dell'alpe. La differenza di quota da superare è di circa 500 metri e, nonostante la giornata sia fresca, la fatica si fa sentire. Dopo un primo tratto noioso in cui incontriamo solo qualche baita isolata, usciamo dalla vegetazione e ci troviamo di fronte ad una lunga scalinata di sasso.

Sulla prima curva, proprio in concomitanza con uno dei cartelli segnalatori, si apre l'incantevole visione sulla Valgrande. Riconosciamo la cresta del Monte Faiè, Caseracce e, più in basso, l'Alpe Basseno e Scellina.

E' una bella sensazione quella che ci prende all'improvviso insieme ai ricordi di quelle chiazze chiare in mezzo al verde che ci hanno ospitati in precedenti escursioni.

Ora i prati sono ricoperti di felci che contrastano con le pietre del sentiero che si snodano nelle ultime curve della salita. Sulla cresta intravediamo la bandiera italiana e la sagoma inconfondibile del Rifugio dell'Alpino.

Posto in una posizione strategica, si erge su un costone panoramico da dove è possibile ammirare il lago Maggiore e quello d'Orta, nonchè concederci l'incantevole visione sulle vette innevate del Monte Rosa. Ci troviamo sulle ultime pendici dell'Alpe Pra.

Dotato di diciotto letti, di energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici e di acqua corrente, il rifugio è gestito dai volontari dell'Associazione Nazionale Alpini di Intra tel. 0323 571329 - 339 2669347 - 339 3009529.

L'accoglienza è subito entusiasmante con tanto di invito a visitare la camerata superiore e ad annusare i profumi stuzzicanti che arrivano dalla cucina. A questo punto non abbiamo nemmeno il coraggio di tirar fuori il nostro pranzo al sacco ed accettiamo l'invito a pranzare con loro.

La prima considerazione che ci viene da fare è legata alla capacità degli Alpini di infondere quello spirito di fratellanza che li ha fatti diventare uno dei Corpi militari più amati dalla gente per il loro altruismo ed il loro coraggio.

Rifocillati da un lauto pranzo ad un prezzo decisamente economico, a malincuore salutiamo la compagnia e ripartiamo in direzione dell'Alpe Leciuri, lasciandoci il rifugio ed i nuovi amici alle spalle.

Inizialmente il sentiero continua in leggera salita, poi aumenta di pendenza in prossimità di alcuni gradoni di roccia, la direzione da seguire è quella verso Pogallo, segnalato da alcuni cartelli lungo il percorso. Il passaggio tra l'Alpe Pra e l'Alpe Leciuri è scavato nel costone roccioso della montagna per permettere il passaggio dei bovini in quella che viene definita una "tagliata".

Al di là della tagliata il paesaggio cambia completamente, lo sguardo si perde verso la profonda gola del Rio Pogallo e ben presto si apre la vista sui prati verdissimi dell'Alpe Leciuri alla quota di 1285 metri di altitudine. La giornata non è delle migliori, eppure il paesaggio è stupendo.

Ci chiediamo come sarebbe stato questo angolo di paradiso in presenza del sole. In teoria la nostra faticosa passeggiata è giunta al termine, ma la vista dei rododendri che contornano la discesa verso Pogallo ci induce a continuare per chiudere il percorso ad anello e ritornare a Cicogna sul sentiero che costeggia il torrente.

Il percorso degrada rapidamente snodandosi nel verde della vegetazione di inizio giugno. In breve raggiungiamo la cappelletta del Braco e ci inoltriamo nella buia faggeta fino ai 900 metri dell'Alpe Caslù.

Da qui in poi occorre fare molta attenzione a non scivolare sui letti di foglie che si accumulano nei canaloni, ma anche alle segnalazioni che non risultano molto visibili, specialmente durante l'attraversamento di alcuni ruscelli che percorrono il vallone.

In questi casi è meglio cercare con lo sguardo i famosi "omini di pietra", altro non sono che cumoli di sassi piramidali lasciati da chi ci ha preceduto.

Dopo oltre un'ora e mezza di cammino raggiungiamo Pogallo bel sapendo che ne serviranno altrettante per ritornare a Cicogna sul percorso descritto sulle pagine dell'Avventura n° 002, naturalmente da percorrere in senso inverso.

Uno dei passaggi del ritorno

Abel Wakaam

 

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