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Val Grande, da Miazzina a Pian Cavallone e Monte Todano passando per l'Alpe Curgei

Traccia GPS dalla Cappella Fina al Rifugio di Pian Cavallone e Monte Todano - Mappa Mappa

Per arrivare a Miazzina è consigliabile percorrere l'autostrada per Gravellona Toce e prendere l'uscita per Verbania. Proseguire quindi verso il lago, superando la prima indicazione per Mergozzo e la grande rotonda sulla strada provinciale.

Qualche decina di metri più avanti, sulla sinistra, è visibile la seconda indicazione per Mergozzo e immediatamente dopo, quasi con lo stesso imbocco, la strada che da Fondotoce porta a San Bernardino.

Occorre seguire le indicazioni per Santino e Rovegro, percorrendo la strada fino ad incontrare i cartelli che ci condurranno a Miazzina. Arrivati in paese, bisogna attraversarlo completamente, continuando in salita sul pendio della montagna fino a quota 950 metri.

La strada è sempre asfaltata e in ottime condizioni, conduce alla Cappena Fina dove si può lasciare l'auto in un piccolo parcheggio, accanto al cartello del Parco Valgrande da dove cominceremo la nostra passeggiata.

La strada inizialmente è una gippabile piuttosto sconnessa che sale con pendenza pressoché costante. Dobbiamo seguirla in tutto il suo svolgimento finchè diventa un vero e proprio sentiero che si snoda tra gli alberi, percorrendo il fianco della montagna.

Lasciato il bosco che ci accompagna per la prima parte del percorso in ombra, ci avventuriamo lungo un costone totalmente privo di alberi che costituisce la parte meno piacevole della salita, alla fine dalla quale ci ritroviamo a superare alcuni passaggi non impegnativi sulla nuda roccia.

Superata l'ultima ansa, si apre un bellissimo sentiero in falsopiano che si tuffa nella pineta di conifere e ci rinfresca dopo la fatica sotto il sole che, nonostante sia la fine di maggio, fa già sentire con insistenza il suo calore.

Incontriamo il bivio che porta all'Alpe Curgei, ma proseguiamo diritti per Pian Cavallone, ripromettendoci di visitarla al ritorno, considerato che dista non più di 500 metri dalla biforcazione.

La prima tappa è il rifugio di Pian Cavallone a circa 1500 metri di quota, dove contiamo di arrivare per ora di pranzo. Il tempo di percorrenza dal parcheggio al rifugio è di circa 100 minuti con passo tranquillo.

Ora il sentiero è in piano e la vista si apre sulla sinistra verso la Valle Marona, sotto l'omonimo Pizzo.

Costeggiamo il bosco nell'ultima passeggiata tranquilla prima del faticoso strappo finale che ci porterà al ricovero invernale di Pian Cavallone, posto su un pianoro dove si trovano i resti di una vecchia costruzione ormai diroccata. E' questo il posto ideale per un pranzo al sacco.

Una piccola sosta per riordinare le idee e poi continuiamo nell'ultimo tratto del percorso che sfocia sul lato esposto della montagna. Le cime che si stagliano tra le nuvole sono uno spettacolo esaltante, a differenza della vista del rifugio che è alquanto deludente.

Completamente esposto al sole, ha un'aria un po' triste e disordinata e ci vuole tutta la simpatia e l'accoglienza dei gestori per renderlo maggiormente invitante. Ottima la cucina anche se ci permettiamo di segnalare un costo leggermente elevato, probabilmente dovuto alla difficoltà di trasporto dei viveri di prima necessità. Dopo pranzo non ci resta che raggiungere la cima del Monte Todano così da spaziare con la vista verso nord, dove si ergono il Pizzo Marona e il Monte Zeda, raggiunti nell'Avventura n° 47.

Nel primo pomeriggio ritorniamo sui nostri passi con una piccola deviazione fino a raggiungere una graziosa cappelletta che si affaccia sulla ValGrande e poi, dopo l'inevitabile ripida discesa, inbocchiamo il vistoso bivio per l'Alpe Curgei, che ci è stata ben menzionata in un incontro mattiniero.

La vista dall'Alpe Curgei è spettacolare, ma ancor più piacevole è stata la sorpresa nello scoprire che un gruppo di amanti della montagna della locale Pro Loco ha ristrutturato a proprie spese una della baite per metterla gratuitamente a disposizione di tutti i viandanti.

E' attrezzata di zona notte e di un grande cucina, è dotata di servizi e di acqua corrente, prelevata mediante una tubazione che la collega alla fonte, distante ben 400 metri. L'accoglienza è subito amichevole... se fossimo arrivati primi saremmo stati ospiti anche a pranzo. Il nome della baita è simpatico quanto l'allegra compagnia :"Il Bivacco del Gufo".

Tre anni di duro lavoro e tanta passione, questo è lo spirito che accompagna le persone vere che vivono la montagna con l'enfasi di chi conosce a fondo i valori di amicizia e solidarierà che è in grado di trasmettere.

Abel Wakaam

 

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